Caro Antonio, come accade quando intervieni su questioni importanti della politica ci offri sempre un contributo interessante. Parto dal primo punto dal quale consegue la tua proposta. Il Rosatellum, invenzione renziana per la stabilità del sistema politico, (talmente stabile che nell’attuale Parlamento siedono una quarantina tra gruppi e gruppuscoli nati dopo il voto) rappresenta il possibile strumento per la formazione di una maggioranza in grado di scardinare il nostro impianto costituzionale nei suoi principi portanti: la democrazia parlamentare rappresentativa, l’equilibrio dei poteri, l’indipendenza della magistratura, l’unità nazionale, l’apertura internazionale e perfino i diritti e le libertà individuali. In un Parlamento ridotto di circa un terzo (lampo di genio del transfuga Di Maio) il rischio che si formi una maggioranza di due terzi in grado di cambiare la Costituzione è reale. Non so se anche tu ti sei chiesto perché non si  è intervenuti modificando la legge elettorale. Io non ho trovato una risposta se non nelle divisioni trasversali tra tutti gli attori in campo, l’idea che le alleanze avrebbero imposto ai partiti maggiori di aprire ai gruppuscoli che altrimenti sarebbero scomparsi dallo scenario politico.
Cosa fare a questo punto? Cosa deve fare uno schieramento progressista per salvare il salvabile? La tua idea di non considerare il campo largo come la strada da percorrere è più che fondata: un’alleanza politica che assomiglierebbe alla notte in cui tutte le vacche sono nere. Forse qui abbiamo una divergenza di idee, o forse non hai voluto insistere più di tanto. A me sembra che il campo largo fosse più che altro uno spazio fisico in cui mettere dentro tutti quelli che in un modo o nell’altro non si collocavano nel campo del centro destra. Un luogo fisico, non politico. Questo si è reso palese con la crisi di governo: il campo largo sembra avere una porta girevole dove si entra e si esce a richiesta o offrendosi come attori sul red carpet (meno rosso che mai). Esce Conte, entra Renzi con Calenda, Speranza resta bloccato nella porta girevole senza sapere se entrare o uscire; arriva Brunetta con la Gelmini e la Carfagna; Letta fa il portiere. Ma qualcuno si chiede quali siano i contenuti di questo campo largo che a me sembra ridotto ad un orticello? Sul tema del lavoro, ad esempio, cosa hanno in comune Orlando, Brunetta, Renzi, Marattin? E sul tema del contrasto alle diseguaglianze Letta di sente di sposare le idee di Calenda e della Gelmini? E sulla scuola cosa accomuna Letta con Renzi? E sulle politiche energetiche e sulle armi cosa hanno in comune Speranza e Bersani con Letta, Renzi e Calenda? Per non rispondere a queste domande si sono inventati l’”agenda Draghi”, pagine bianche o con appunti di cose già decise. Dunque hai ragione: il campo largo non serve e non produrrebbe nessun effetto.

E vengo alla tua proposta, quella di un’alleanza costituzionale per limitare gli effetti del Rosatellum nella quota maggioritaria. In qualche modo la tua idea ricorda quegli accordi di desistenza ai tempi di Prodi. Anche allora si voleva impedire la dispersione di voti nei collegi uninominali e si lanciò questa idea. L’idea è suggestiva e probabilmente potrebbe rappresentare l’unica speranza. Ma oggi siamo sicuri che il rapporto tra partiti (o quel che ne resta) e elettori sia tale da consentire una indicazione di voto che il cittadino seguirebbe senza problemi? Io credo di no. Non solo penso che partitini personali come Italia Viva o Azione non darebbero nessuna garanzia di seguire questa strada nell’interesse generale, ma che la distanza tra gli elettori e le forze politiche sia ormai ad un livello che le eventuali indicazioni non sarebbero neanche recepite. Né si può trascurare l’aspetto comunicativo, il peso dei media che certo creerebbero ancora più confusione. Qualche piccolo risultato si potrebbe ottenere, ma non credo significativo. Purtroppo la tua proposta richiederebbe un acume politico che io non vedo in nessuno dei soggetti del cosiddetto “campo largo”.

Ci sono due mesi da qui al voto e se penso al tempo perso, all’appiattimento sul governo Draghi, al gioco dei piccoli interessi di parte, al cambiamento di orientamento politico dei 5 stelle mi pare impossibile che si riesca a mettere in piedi qualcosa di sensato. La politica sembra moribonda e noi poco in grado di incidere, ma neanche di far riflettere su proposte non necessariamente risolutive, ma almeno in grado di contenere il danno.