Dovrei rinuciare a riflettere sulla politica italiana: non la capisco più, forse perchè invecchio o forse perché l’inarrestabile decadimento del ceto politico lo rende impossibile. Eppure qualche considerazione vorrei farla. Il governo Draghi, se nascerà, sarà più forte del precedente governo che contava una maggioranza solida alla Camera e appena insufficiente al Senato? Perché Draghi sarà ostaggio di un clima in cui ogni partito politico o parte del medesimo, tranne apparentemente il PD, ragionerà sul governo non in funzione del paese, ma in prospettiva del proprio tornaconto elettorale. Il governo Draghi non sarà imparziale come chiede il Presidente della Repubblica (non esistono scelte imparziali quando si governa): dovrà scegliere ad esempio, se confermare il blocco dei licenziamenti, se sostenere il welfare dell’emergenza Covid, se investire parte del recovery Fund a interventi che riducano le diseguaglianza, se avviare una riforma fiscale che non si orienti verso la flat tax, ma verso una accentuazione della progressività fiscale che vada a vantaggio dei ceti medio  bassi, se sosterrà la sanità pubblica con il Recovery Fund o se sceglierà di prendere il Mes, se darà spazio alla scuola pubblica e ai diritti, se sarà in grado di proporre e far approvare una revisione dei collegi elettorali e una legge proporzionale con preferenze e sbarramento al 5%, se darà seguito alla gestione pubblica delle autostrade e cosa farà per Taranto, Piombino e Alitalia. Dovrà scegliere se continuare con il Comitato tecnico scientifico attualmente in carica, se sostituire Arcuri che con tutti i limiti di una situazione difficile ha comunque risolto molti problemi, se seguire Renzi sul reddito di cittadinanza. Si dimostrerebbe così  una follia di questo paese dove si butta via il lavoro e si ricomincia da zero. Credo che nel suo programma e soprattutto nella sua azione non ci saranno le cose che ho ricordato e che piuttosto cambierà CTS e Arcuri. L’unica cosa sulla quale ci dobbiamo aspettare qualcosa è la gestione del Recovery, dove però Draghi non potrà fare di testa sua, ma dovrà ascoltare le sirene di Confindustria e la peggiore destra del paese. Il dato vero è che Draghi governerà forse fino alla elezione del nuovo capo dello Stato come ostaggio della più squallida politica italiana e certamente non nell’interesse della povera gente. Fino ad oggi il pallino della politica è stato in mano ad un omuncolo furbo, narcisista e sfascista, un miserabile principe dell’accoltellamento alle spalle (vado in ordine: Monciatti in Provincia a Firenze, Lapo Pistelli nelle primarie per sindaco (con l’appoggio dell’Opus Dei) Bersani a Roma, Prodi e Marini alla Presidenza della Repubblica, Marino a Roma, per regalare alla città la Raggi, Enrico Letta al Governo, la Costituzione italiana (con il sostegno di Verdini) tentativo per fortuna fallito, e ultimi Conte e Zingaretti). Ora sarebbe importante che il pallino lo riprendessero le forze della attuale maggioranza dimissionaria. Voglio dire che queste forze, che pur tra mille difficoltà hanno retto il paese in un momento difficilissimo e pur con molti errori, ragionassero insieme sulle cose da fare, sulle richieste da fare a Draghi, prima fra tutti la chiarezza politica, collocandosi in una posizione che sia condivisibile a tutte le forze, perché al termine di tutto questo ci saranno elezioni che si possono vincere contro la destra solo con una forte coesione del centro sinistra, uno schieramento che includa PD, 5 stelle, LeU, altre forze di sinistra disponibili a governare senza dogmi e parte del centro democratico e su un progranna di riforme e rinnovamento del paese che guardi in primo luogo alla giustizia sociale. Senza questo la prospettiva per l’Italia, con buona pace di Mattarella, sarà buia perché arriverà al governo un ceto politico populista, antieuropeista, asservito agli interessi peggiori del paese e pronto a distruggere perfino i nostri assetti democratici. In realtà l'obiettivo di Renzi era distruggere questa prospettiva che o avrebbe tagliato fuori da un ruolo di condizionamento del PD. Battere questo disegno è la priorità politica dela maggioranza Conte.