(Pubblichiamo le considerazioni di una compagna e amica delusa da una scelta ritenuta inadeguata)

Nel 2018 votammo, in tanti, per Liberi e Uguali, di cui Art.1 era parte, con la speranza di ridare casa ad una ispirazione socialista e laburista e di ricostruire legami in una sinistra lacerata. Una casa che avesse una sua carta d'identità sul lavoro e sulla critica al capitalismo liberista e speculativo di questi decenni di distruzione dei diritti, dello stato sociale, della pace e della coesistenza nel mondo.
Una casa per cui il compagno Fausto Anderlini coniò il termine"abbazia", un luogo di salvezza per un gruppo di superstiti agli svariati naufragi di trent'anni di tentativi di resistenza alla dispersione in atto di saperi democratici, cultura politica, con  capacità di conflitto e di rappresentanza sociale nelle istituzioni.
Un luogo da cui lottare e pensare, (era questa  un'antica scuola...);
una comunità di "giustamente incazzati" ma anche di razionali costruttori di una presenza  politica che sapesse rappresentare chi lavora e chi manda avanti la baracca di questo paese;
un avamposto che non vivesse isolato nel Deserto dei Tartari ma provasse a mettersi vicino, molto vicino, con un sentimento di unità, alla radice antica e necessaria che l'anima popolare del P.C.I. ha inciso nel modo di fare e sentire la politica... per molti di noi, fra l'altro diversissimi per strade intraprese al momento della fine del "Partito nostro che ci manca ancora come l'aria"...chi rimase nel PDS e poi è approdato al PD per lasciarlo in era Renzi- ed era già tardi; 
e chi non dismise mai la sua militanza comunista cercando di fare del suo meglio in  nuovi partiti,  con la rossa bandiera ferma nel cuore, ma che non riducessero quel nome a simulacro...come purtroppo è anche avvenuto.
È andata male a tutti, simili e diversi insieme, ridotti allo stato di orfani, irrisi dai furbastri neorimodernati e sempre però  molto affamati dei nostri voti e della nostra disciplina antifascista, dei nostri modi costituzionalmente leali, della nostra anima di soldati del 25 Aprile.
Lo sapevo, lo sapevamo, certo, da mesi ormai.
Dalla guerra poi, per me in modo chiaro e senza possibilità di appello: chi si schiera accanto a Draghi e Letta, e non storce neanche un pò il collo dal fittone filoatlantico, dalla partecipazione bellica con invio di armi, chi non si ritrae inorridito dalla glorificazione di nazionalisti-banderisti-neofasci ( i celebri lettori kantiani che da anni si preparavano con i generali USA allo scontro esercitandosi contro  propri fratelli in patria)...chi si è azzittito su tutto questo, aveva preso una strada opposta e in contrasto con quella proclamata nelle assemblee fondative: Socialismo, Europa del lavoro, Rivoluzione Ecologica, Pace e Cooperazione. Per me, era sicuro che il mio voto non lo avrebbero più avuto.
Del resto, sta morendo l'Europa schiacciata dal peso delle sue stesse azioni dissennate, pretese dall'anglosfera di Biden e Johnson ( si è dimesso, si, ma la linea è ancora  quella, peraltro grottesca di una Gran Bretagna che detta l'agenda all' Europa pur senza farne parte)...
Come sta morendo la nostra economia,  la nostra industria, il nostro Stato Sociale che nei due anni del Conte 2, sotto la tragedia del Covid abbiamo avuto la speranza ( il gioco di parole  tutto in una S maiuscola o minuscola è certo voluto) di aver trovato la forza e le strada di una rinascita, di un rinnovato intervento pubblico per la Salute e la Scuola, per la Ricerca e la trasformazione Ecologica del nostro apparato produttivo, per un uso finalmente pubblico e trasparente delle ingenti risorse conquistate da Giuseppe Conte e dal suo governo ai tavoli di una Europa che oggi non esiste già più...
Draghi è venuto a spazzare via quella fase, e io lo sapevo che finiva male. Per mesi ho detto a questi compagni da poco ritrovati che il giochino era già finito e, con i miei modi non certo garbati, che si stava riperdendo tutto il terreno acquisito, che no, non si sarebbe salvata la Sanità,  che la Scuola era finita nelle ultime mani di uno strano improvvisatore, e che Giorgetti avrebbe fatto solo gli interessi di Confindustria d'accordo con Draghi e il suo Ministro dell'economia così rassicurante...
Io, mai stata tenera tantomeno accomodante coi 5 Stelle "storici",  oggi so che sono cambiati e mi chiedo come si faccia, a sinistra,  a non scegliere Giuseppe Conte come alleato: lui la sua battaglia l'ha fatta, su quelle stesse cose che stavano nelle piattaforme sindacali e che, a parole, tutti a sinistra condividono. Ma poi, lui, Conte,  che neanche ha tolto, (come avrei invece fatto io che nemmeno gliel'avrei data) la fiducia al Banchiere, è diventato il nemico da isolare, da ridurre ai minimi termini...la scelta suicida del PD è di chi gli va dietro.
E allora con che coraggio ( anche volendo ma non potendo dimenticare l'innamoramento per gli Azov di cui sopra) ora si  ripetono, e ancora, e ogni giorno, le cantilene del pericolo "Giorgina Meloni Presidente del consiglio", con Salvini e Berlusconi in compatto schieramento vincente???
Si, lo so: è un post sconclusionato, scritto dopo giorni e giorni di incazzatura nera, di sconsolata presa d'atto di ciò che era chiaramente già deciso. La chiusura di una fase in realtà neanche vissuta. Lo so, ormai in me, il sentimento prevalente è il disincanto, la distanza.
Ho sperato comunque altro, che tutti i pezzi sparsi di una sinistra comunista, socialista, laburista, e quel  nuovo 5 Stelle cui si è messo a lavorare Conte, si incontrassero, ritrovando la dignità di un gesto di unità e di riconciliazione politica, in nome di chi non ce la fa a vivere, in nome di chi lavora per una elemosina, in nome dei giovani  che per lavorare devono andarsene da qui, in nome dei nostri vecchi con la pensione falcidiata dal carovita speculativo di lor signori e che non avranno più un sistema sanitario pubblico che li assista...
Era urgente e necessario che la lotta dei lavoratori GKN diventasse la nostra bandiera, la bandiera di partiti, partitini, movimenti e associazioni di sinistra, era il modello, la luce che riaprirà il tunnel, la strada da seguire, con un pezzo del nuovo mondo del lavoro che, mentre rischia il pane e il salario, riparla di coscienza di classe e di futuro.
Ma no, non si è andati al di là dei saluti.
Lo so da me che non era facile per niente, ma era questo che andava fatto, era urgente, era necessario fare questo gesto, invece di aspettare un PD/Godot che non c'era e anche, molto francamente,  lo diceva pure.
Era urgente e necessario fare l'unità a sinistra ma alternativi ad un PD che sembra perfino diventato la brutta copia  di se stesso da quando sta lì, schiacciato sull'agenda del Draghi pensiero, sordo al disagio sociale che monta da mesi, infilato nella mimetica divisa della Nato, e, da ultimo, quasi contento di una crisi di governo pilotata da Draghi stesso e da una tempistica che porterà il paese ad un voto senza idee, senza contenuti, senza prospettive sul futuro.
Perché il governo Draghi ha cambiato tutto, è nato per questo, ha interrotto un processo, difficile e contraddittorio, ma nuovo.
Renzi sa sempre per chi lavora.
Penso che abbiano ragione da vendere  quanti sostengono che i tempi scelti per la crisi e il voto sono utili solo ad impedire l'organizzazione di questa alternativa, per impedire il formarsi di una risposta credibile che avrebbe avuto un largo seguito nel Paese.
Totalmente alternativa alla destra ovviamente, ma anche alternativa all'operazione neocentrista "filofinanziariadraghiana" voluta da Letta che non a caso raccoglie da Renzi a Calenda a Brunetta Carfagna e soci.
Non sono fra quanti se ne rallegrano, conosco tanti uomini e donne del PD che soffriranno di  questa deriva, perché sono sinceramente di sinistra. Ma le logiche di appartenenza prevarrano e ognuno si chiuderà nel suo fortino.

In quel brutto "rassemblement", dentro un listone del PD e in una riserva indiana predisposta dalla sua benevolenza, annegherà la sua ragion d'essere Articolo1/MdP,
che invece in tanti avrebbero voluto impegnato a costruire quella risposta credibile, unitaria e nuova che manca a sinistra.

Quello era il campo largo da arare, ma lì non c'erano posti sicuri.