Ci risiamo. Viene in mente la canzoncina “C’era una volta, c’era una volta uno, che stava lì seduto e si levava un pruno. E tanto gli era il gusto che c’aveva, se lo levava e se lo rimetteva”.
E’ passato neanche un anno dalla nascita di LeU, quello che doveva essere un progetto politico di lungo respiro e non una lista elettorale, che ci risiamo. Si vota per Firenze, si vota per l’Europa e già le tante sinistre tentano ancora una volta di mettersi insieme “perché ci sono le elezioni”. Qualcuno si è preoccupato di aprire una prospettiva di lungo periodo, qualcuno è riuscito ad andare oltre il suo piccolo mondo, oltre punti di vista parziali o, addirittura, ad abbandonare la mistica delle culture diverse, da quella liberale a quella cattolica a quella comunista? No. Da oltre un anno non si è scelto un percorso, ognuno si è rintanato nel proprio orticello, a leccarsi le ferite o a sognare improbabili rivincite, magari dividendosi sulla collocazione negli schieramenti politici europei, Socialisti europei, Sinistra Europea, o su strategie rispetto al PD e dimenticando i bei ragionamenti sull’ambiente e l’economia circolare, sul lavoro e i suoi diritti, sulla dignità degli uomini, sulla necessità di una nuova politica per l’Europa. Sono così emersi i sovranisti di sinistra, i simpatizzanti dei cinque stelle, gli ammiccanti a Confindustria (no, questi non sono emersi, c’erano sempre stati). Sono tornati in voga liste civiche trasversali fatte da ex PD, ex di altri partiti e nuovi voci securitarie, oppure di signore benpensanti che, sulle orme di Nardella, inneggiano alla Firenze delle arti e della mercatura, alla sua bellezza rinascimentale, alla magnificenza persa per i borseggiatori, i questuanti e i turisti. E così è passato un anno e le troppe sinistre, da quelle estreme alle liste civiche, ormai distribuite in ogni anfratto, nei circoli ristretti tra le 40 e le 100 persone, talora rinchiuse nelle istituzioni il più delle volte inascoltati o ignorati dal mondo, comunicando attraverso i social network, come è noto il nuovo veicolo della comunicazione politica, hanno proceduto in ordine sparso, come se non fosse possibile qualcosa di diverso. Non è solo un problema di gruppi dirigenti: è un intero mondo che sembra paralizzato dalla paura di inventare, di superare anni di stagnazione culturale e politica, di usare la fantasia, di rivitalizzare la speranza, di ricominciare. Ognuno teme, ognuno ha paura: di perdere la “giusta” strada, di vedere compromesse le proprie verità da quelli che credono di averne altrettante valide, di poter cambiare idea. Nessuno vuole rinunciare, nessuno vuole mediare, il compito più alto della politica. E dopo un anno, arriviamo alle elezioni per Firenze. Forse sono sordo, ma le molte sinistre non mi hanno fatto arrivare un messaggio sull’idea di città e su come realizzarla traducendola in azioni politiche. Mi metto dalla parte di un cittadino, quello reale, che si alza, va a lavorare, ha interessi, anche convinzioni etiche e progressiste, ma non partecipa, si è allontanato dalla politica. A questo cittadino non è arrivato alcun messaggio (non illudetevi sul ruolo dei social network). Dal mese di ottobre, quando è iniziato il confronto tra le tante sinistre, non c’è stato un evento pubblico di questi soggetti impegnati più a parlare tra sé che con la città. Si è cercato un candidato sindaco e non una squadra per formulare proposte e candidarsi per il governo della città al cui interno, non necessariamente, poi scegliere un candidato. Ognuno ha fatto le sue ricerche, ciascuno ha parlato con uno o più dei pezzi delle tante sinistre, ma nessuno ha pensato di mettere insieme competenze e saperi. Non discuto di nessun nome, non mi interessa. Quale che sia il candidato, salvo la rinuncia alla cultura dei veti incrociati, sarà un segnale di debolezza. Le tante sinistre forse riusciranno fare l’ennesima coalizione, magari di tre, quattro o cinque liste (in questo caso 36x5=180 candidati), riusciranno anche a mettere i consueti tre o quattro consiglieri comunali, Alla fine torneranno a nuotare ciascuno nel proprio piccolo stagno, mentre il mare intorno sarà sempre più popolato da pesci pericolosi. La campagna elettorale segnerà ognuno con la propria identità. Alla fine non resterà nulla: è questo “Morire di troppe sinistre”.