Sono fermamente convinto che la riforma costituzionale sia pessima ed altrettanto convinto che, se venisse confermata il 4 dicembre, metterà in difficoltà il nostro sistema istituzionale. Non mi convincono soprattutto la composizione del Senato, le sue funzioni e i procedimenti legislativi, l'introduzione di meccanismi contorti per l'attuazione dei Referendum e, soprattutto la brusca marcia indietro rispetto al federalismo con una riduzione delle competenze regionali in settori chiave come l'ambiente, i trasporti, la salute, l'energia. Soprattutto temo che lo scontro in atto accentui tutte le spinte populiste anche grazie agli slogan messi in campo dalllo schieramento del SI.

Non voglio, però, parlare di questo quanto piuttosto di noi, di quella parte della sinistra che si è schierata per il NO e che sta conducendo la sua battaglia insieme ad altri soggetti politici che, con motivazioni e ragioni diverse, sono schierati contro la riforma Renzi-Boschi. Perchè sono molto preoccupato? A fronte di strategie aggressive degli altri soggetti schierati per il NO, 5 stelle e Lega, di un Berlusconi in evidente confusione, il contributo che la sinistra potrebbe dare al risultato referendario potrebbe non essere sufficiente per due ragioni: la sua scarsa visibilità e le sue divisioni. Lo si è visto sin dall'inizio, quando si è trattato di raccogliere le firme e le divisioni hanno impedito che quell'obiettivo si raggiungesse. Lo si vede nei Comitati del No dove veti incrociati, rancori personali, visioni diverse su singoli aspetti tendono a far sì che le attività non si sviluppino in tutta la loro efficacia. La divisione più profonda è tra i partiti della sinistra, al loro interno e con i tanti movimenti che si sono schierati per il NO, ed è marcata con le forze massimaliste, per esser chiari quelli che hanno inscenato le manifestazioni contro Salvini, manifestazioni inutili e soprattutto controproducenti, ma anche quelle piccole provocazioni che hanno fatto si che una manifestazione sostanzialmente pacifica, quella di sabato per la Leopolda venisse venduta dai grandi canali della comunicazione come violenta e aggressiva, una sorta di cattivi schierati contro i buoni della Leopolda.

La cosa che però mi conferma nella mia scarsa fiducia nelle prospettive della sinistra è che anche in questa occasione non si riesce a formulare oltre al No una proposta comune e condivisa per una possibile alternativa alla proposta renziana, una idea delle istituzioni che ci veda uniti e pronti a confrontarci con gli altri. La ragione non è quella che sostengono i fautori del Si, ovvero che siamo capaci di dire solo NO. La ragione è che neanche ci proviamo, che privilegiamo la nostra particolarità, che l'idea diffusa di Bene Comune non contempla la capacità di lavorare per costruire una Idea Comune per costruire la quale è indispensabile cercare gli elementi che accomunano e ridimensionare ciò che divide. Ecco perchè non mi sento tranquillo non solo per il risultato del referndum, ma soprattutto per il dopo.